Le roi est mort, vive le roi!
La morte di papa Francesco ci accompagnerà alla fiera dell’ipocrisia riservata ai potentati, ma non solo. Tutti si sentiranno in diritto di esprimere un pensiero, di ricordare un aneddoto o il loro incontro col Pontefice. Un uomo di pace, come tanti che non verranno dichiarati santi, i cui appelli sono stati disattesi soprattutto da coloro che, a gran voce, si dichiarano cristiani ma vendono armi con le quali si alimentano guerre e si uccidono esseri umani. Di questa carneficina sono responsabili anche coloro che, esercitando il diritto di voto, riservano posti di potere a pseudo pacifisti, venditori di morte, sepolcri imbiancati, nemici dell’accoglienza, dei poveri e degli ultimi. Per loro, veri cristiani, cito il profeta Isaia:”Perciò il Signore dice: «Poiché questo popolo si avvicina a me solo con la bocca e mi onora con le labbra, mentre il suo cuore è lontano da me, e il loro timore di me è solo un comandamento insegnato da uomini” (Is 29:13).
Oggi la nostra attenzione è volta soprattutto alla guerra in corso in Ucraina e al massacro del popolo palestinese a Gaza, entrambi fatti di corpi smembrati, bambini ciechi, amputati e ustionati, urla, disperazione e mille altre sofferenze, ma nel mondo sono in corso altre guerre, dalla Siria, all’America del Sud, all’Africa. L’appello di Francesco ad “armarsi” di pace, una pace che disarmi, è caduto nel vuoto decine di volte, da ultimo nel messaggio “urbi et orbi” della recente Pasqua. Intanto il Governo italiano ha deciso di aumentare la spesa militare e l’intera Europa segue di pari passo.
La festa dell’ipocrisia può proseguire: è morto il Papa, viva il papa; o, se volete, morto un papa se ne fa un altro. Il teatrino continua con comparse e religiosi voltagabbana. Ama il prossimo tuo, purché rimanga a casa sua. Netanyahu, al netto di tutto il male che sta provocando in Palestina, ha deciso di non essere tra gli ipocriti.
Il 2 agosto 1980, alle ore 10.25, una bomba esplose all’interno della sala d’attesa della stazione di Bologna; morirono 85 persone e 200 rimasero ferite. Il lutto nazionale venne dichiarato per la data dei funerali, avvenuti il successivo 26 agosto. Per la morte di Carlo Azeglio Ciampi, ex presidente della Repubblica Italiana, il Consiglio dei ministri dispose 1 giorno di lutto nazionale il 19 settembre 2016. Per la morte di 6 paracadutisti della Brigata Folgore1 uccisi il 7 settembre 2009 da un attacco suicida a Kabul, lunedì 21 settembre 2009, giorno dei funerali, il Consiglio dei ministri decise per una giornata di lutto nazionale. Premessa: la domanda che segue non è polemica, al contrario, sarebbe interessante conoscere la risposta. Qual è il criterio che ha utilizzato il Consiglio dei ministri in carica per proclamare 5 giorni di lutto nazionale in seguito al trapasso di papa Francesco?
La Chiesa cattolica è cambiata veramente in questi 12 anni di pontificato? Quali sono stati i cambiamenti, le novità e le aperture al mondo reale? Qual è la rivoluzione, ossia la svolta radicale, visibile nella Chiesa cattolica grazie a papa Francesco? C’è forse qualche novità nella morale sessuale cattolica, nel rapporto con i divorziati, gli omosessuali, l’aborto o la cultura del silenzio? O la Chiesa cattolica non si occuperà più di ciò che accade sotto le lenzuola altrui? C’è qualche novità rispetto al ruolo delle donne nei posti di potere? Perché se la rivoluzione di Bergoglio è il continuo appello alla pace, non è una novità per la Chiesa e non è, quindi, una rivoluzione. Già papa Paolo VI, l’8 dicembre 1967, propose la celebrazione annuale della giornata della pace “il primo giorno dell’anno civile, 1 gennaio 1968”.
Papa Francesco, per come ci è stato presentato dai mezzi di comunicazione, era una brava persona, come qualche altro miliardo su questa terra. Ma questo slancio unanime alla ricerca di aggettivi che ne esaltino la figura e l’operato appare, sinceramente, fuori luogo. “Troppa frociaggine” a parte, archiviata la reazione eccessiva verso la fedele cinese, era un uomo che sapeva ritornare sui suoi passi e chiedere scusa. Ma anche questo non lo santifica, anche chi non veste l’abito talare si scusa per i propri errori.
Jorge Mario Bergoglio nelle sue ultime volontà, “sentendo che si avvicina il tramonto della mia vita terrena e con viva speranza nella Vita Eterna” ha chiesto che le Sue spoglie riposino a Roma, nella basilica di Santa Maria Maggiore (requiescat in pace). Per fortuna si è tenuto alla larga dalla chiesa di sant’Apollinare, avrebbe rischiato di riposare accanto a illustri malviventi.
1 I nomi: Antonio Fortunato, Matteo Mureddu, Davide Ricchiuto, Roberto Valente, Giandomenico Pistonami e Massimiliano Randino.