Fumo, pizzo, batacchio e casula
Venerdì 9 maggio una fumata bianca ha comunicato ai cattolici l’elezione del nuovo Pietro, nella persona del cardinale Robert Francis Prevost, qui sibi nomen imposuit, Leone XIV.
Non si erano mai visti, se non in tempi relativamente recenti, milioni (?) di persone, sia in presenza che da remoto, con lo sguardo volto all’insù. In determinati contesti lo sviluppo tecnologico è rimasto un mezzo secondario di diffusione delle notizie, rese note, ancora oggi, tramite segnali di fumo. E’ la tradizione che chiede di preservare modelli informativi fumosi tipici dei nativi americani. Questi ultimi, di giorno, comunicavano a distanza con sbuffi e nuvole di fumo prodotti dalla combustione di legno unito a erba ingiallita. E’ la cosiddetta comunicazione visiva, che paradossalmente doveva essere segreta, a volte in stretto rapporto con quella sonora prodotta dalle vibrazioni di batacchio e campana. L’utilizzo di fumi di combustione e suoni, anche contestualmente, non richiede il consumo di grandi quantità di energia o un’organizzazione capillare per il trasporto a breve distanza della notizia. Questi metodi di comunicazione, a differenza di altri, non sono particolarmente nocivi e/o invasivi per l’uomo, salvo per chi abita nei pressi di un campanile che giornalmente e a più riprese richiama i fedeli in chiesa, o quando i fumi del comignolo invadono le aree urbane di proprietà dei confinanti.
Il batacchio del sarto non percuote la campana ma appiattisce pieghe e cuciture. C’è un legame tra pizzi, merletti e batacchio. Dei primi due si fa un uso molto diffuso nell’abbigliamento, sopratutto nell’intimo femminile. Reggicalze, slip brasiliani, reggiseni, culotte e perizoma di varie forme e colori nascono dall’intreccio di filati che danno vita a tessuti di pregio, che vengono stirati a vapore protetti da un panno leggermente umido. Il batacchio, costruito con legno di faggio, poggiato sui merletti e i pizzi assorbe l’umidità residua lasciata sul tessuto dal vapore del ferro da stiro. Quindi, il merletto sta al batacchio come il prete alla casula. Pizzi e merletti si utilizzano anche nelle tende, negli accessori per il bagno, nelle tovaglie, nei tappeti, negli abiti femminili da cerimonia, compresi i “naked dress”, e nei paramenti per la casula. Mentre nell’abbigliamento femminile il cosiddetto “vedo non vedo” può creare un piacevole effetto visivo, nella casula è decisamente meglio non vedere, infatti simboleggia la carità, ossia:”per carità, no!”.